« Lo vedi ecco Marino
la Sagra c'è dell'Uva fontane che danno vino quant'abbondanza c'è! » |
| (Franco Silvestri, 'Na gita a li Castelli (Nannì), 1926.) |
La Sagra dell'uva di Marino ('a Sagra per antonomasia in dialetto marinese) è una nota festa tradizionale, che ricorre ogni prima domenica di ottobre a Marino, cittadina in provincia di Roma.
Fu istituita nel 1925 per iniziativa del poeta Leone Ciprelli e da allora è stata puntualmente organizzata ogni anno. L'Opera Nazionale Dopolavoro concesse all'evento il titolo di Sagra, di cui potevano fregiarsi solo pochi altri simili eventi in Italia.[1] Le sue radici tuttavia affondano in accadimenti storici precedenti: in coincidenza con la festa profana si tiene infatti la festa della Madonna del Rosario, celebrata per commemorare la vittoria della Lega Santa contro l'Impero ottomano nella battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571.
Il programma della Sagra dell'Uva di Marino è frutto di ottant'anni di esperienza, di esperimenti e di cambiamenti. Generalmente, ormai da diversi anni, si segue un programma prestabilito senza apportare significative variazioni. Il nucleo centrale della festa è la domenica pomeriggio, con la ricorrenza profana e il "miracolo", tuttavia a seconda dei cambiamenti delle giunte comunali e delle disponibilità economiche, i festeggiamenti possono incominciare un mese prima come non incominciare affatto. Negli ultimi anni, l'animazione inizia il giovedì o il venerdì e si protrae non oltre il lunedì della "Sagretta", usanza voluta dai marinesi come replica meno affollata della festa tanto amata. Oltre agli eventi della domenica, ci sono altri eventi fissi stabiliti il sabato della vigilia e il lunedì della "Sagretta". Sabato della vigilia[modifica | modifica wikitesto]
L'annullo postale figurato dell'80ª edizione (2004)
Negli ultimi anni, il tono del proclama è stato reso più pacifico, evitando di rimarcare le enormi perdite inflitte al nemico turco e il numero dei prigionieri catturati, che comunque fanno ancora bella mostra di sé, scolpiti nel peperino, legati alla fontana dei Quattrio Mori.
Domenica della Sagra[modifica | modifica wikitesto]
| « Ivi, d'attorno la fontana de' mori, una battaglia pazza s'è scatenata, con empio rigurgito, verso le cannelle del vino gratis. Le ondate d'assalto si susseguono ininterrotte contro il muro de' carabinieri trafelati, che munisce la cittadella dello spumante gratuito; sciami di boccali di carta, svolazzando a mezz'aria, pervadono la cupidigia dei raccoglitori; chi, felice, ne ha presi al volo venticinque, chi trenta. Saldamente piantati a gambe larghe ed alti sulla roccaforte propria della fontana, gli avanguardisti la cingono come d'una seconda e interior munizione. Fanno gli onori di casa, prendono vuoto e porgono il bicchiere cartaceo ai primipili delle falangi d'assalto, e dello spumante gratis ne sbròdolano un po' micamale anche in testa ai carabinieri, data la difficoltà del manovrare nella tempesta. Cola il vino nuovo dalle cannelle di rame, vàlica dentro ai bicchieri il panno nero e rosso della forza pubblica, il crinale delle spalline, i galloni d'argento: e finisce tra tosse e starnuti metà in gola, metà nel naso, metà nei calzoni, metà nel gilè tra camicia e pelle alla gente, che beve e s'infradicia, ricacciata da gomitate sature di folklore, con risa e urla gioconde, a ora a ora delusa o felice, secondo che la prende l'onda, o la risacca la dilontana. » |
| (Carlo Emilio Gadda, La festa dell'uva a Marino, in Il castello di Udine (1934), pp. 151-152.) |
Il corteo delle autorità con i rispettivi gonfaloni durante la processione religiosa del 2007
La Madonna del Rosario esposta durante la novena prima della Sagra, nella Basilica di San Barnaba
La processione religiosa[modifica | modifica wikitesto]
La domenica mattina si tiene nella basilica di San Barnaba una messa solenne presieduta dal vescovo di Albano e dall'abate parroco. Alla funzione religiosa assistono le autorità civili e militari, il sindaco e i rappresentanti dei comuni limitrofi o gemellati.Al termine della funzione, si inizia a snodare per le vie del centro storico la processione in onore della Madonna del Rosario. I membri delle confraternite portano in processione due grandi arazzi seicenteschi (cui si sono aggiunti due arazzi moderni raffiguranti i Servi di Dio Zaccaria Negroni e Guglielmo Grassi) e altri oggetti di fabbricazione sei-settecentesca,[62] mentre i membri del Sodalizio Madonna del Santissimo Rosario al grido di "EVVIVA MARIA" portano a spalla, avvicendandosi, la pesante macchina processionale di c.a. 600 Kg., su cui è innalzata la statua lignea della Madonna del Rosario. Questa usanza, faticosissima specialmente nei tratti in forte dislivello o in salita, è stata ripresa da poco ed ufficializzata con la costituzione del Sodalizio Madonna del Santissimo Rosario nel 2002.[63]
La processione percorre tutte le strade e le piazze principali del centro storico, ovvero piazza San Barnaba, via Roma,ove viene fatto il saluto del sodalizio alla "gemellata" Madonna de u Sassu, via Cavour, Matteotti e corso Trieste, seguendo un itinerario circolare che riporta il corteo davanti alla Basilica di San Barnaba per la supplica alla Madonna di Pompei.
La supplica alla Madonna di Pompei[modifica | modifica wikitesto]
| « Dal trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull'Italia, sull'Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono. » |
| (Testo della supplica alla Madonna di Pompei.) |
Al termine della recita, dei bambini in costume tradizionale portano simbolicamente alla statua un omaggio di vino ed uva a nome di tutta la comunità marinese. Quindi, i portatori riportano la statua all'interno della Basilica, dove rimarrà alcuni giorni esposta a fianco dell'altar maggiore. A questo punto, la ricorrenza religiosa può dirsi conclusa.
Il corteo storico[modifica | modifica wikitesto]
Un'immagine del corteo storico del 2007
Il corteo dovrebbe ripercorrere l'ingresso trionfale di Marcantonio II Colonna, vincitore della battaglia di Lepanto, nel suo castello di Marino, e il suo primo incontro con la moglie Felice Orsini ed i figli, che durante la sua assenza risiederono proprio a Palazzo Colonna.[66] La data storica dell'ingresso di Marcantonio Colonna nel castello è 4 novembre 1571: dalle cronache storiche non risulta alcun ingresso trionfale, anzi possiamo immaginare il fastidio arrecato ai marinesi dal bivacco dei soldati che probabilmente il Colonna aveva portato con sé. Il vero ingresso trionfale di Marcantonio Colonna avvenne il 4 dicembre 1571 a Roma, per volere di papa Paolo V: come un condottiero romano, il Colonna entrò da porta San Sebastiano ed arrivò alla basilica di Santa Maria in Ara Coeli passando attraverso il Foro Romano.[67] Una prima osservazione critica riguardo al corteo storico venne fatta già nel 1935 dal giornale parrocchiale Il Campanile, che il 10 novembre 1935 avrebbe voluto che il corteo storico coprisse la distanza tra Marino e Roma, per essere più fedele all'originale storico.[68]
Ad ogni modo, il corteo è stato negli ultimi anni sviluppato in due tronconi: il corteo con Marcantonio Colonna e il suo seguito parte dal parco pubblico di Villa Desideri e percorre Corso Vittoria Colonna, mentre il corteo di Felice Orsini e della nobiltà parte da Palazzo Colonna e percorre corso Trieste. I due tronconi del corteo si incontrano in piazza Giacomo Matteotti, dove il governatore consegna le chiavi del castello al suo signore; al Marcantonio Colonna da alcuni anni viene fatto leggere un appello alla pace e alla fratellanza tra i popoli, e poi il corteo riunificato si avvia verso Palazzo Colonna per ricevere il saluto delle autorità, sia in costume che non.
Per la prima volta nel 2016 il corteo storico è stato ripetuto, sotto forma di "corteo bellico", lungo via della Repubblica a Santa Maria delle Mole, la strada principale della popolosa frazione del comune di Marino, altrimenti esclusa dai festeggiamenti.
Fra le apparizioni più importanti nel corteo, i suggestivi vestiti della nobiltà, specialmente quelli delle dame. Agli abiti dei prigionieri turchi da alcuni anni sono state tolte le catene e restituite le scimitarre, un segno politically correct di distensione. Nel corteo sono inclusi i gruppi autoctoni di sbandieratori Colonnae Signifer e Città di Marino. Generalmente, in linea con le disponibilità economiche delle amministrazioni comunali, la parte di Marcantonio Colonna e della consorte Felice Orsini viene interpretata da attori ed attrici di fama nazionale: tra gli altri, Andrea Giordana (1998), Giuliano Gemma (1999), Orso Maria Guerrini (2000) ed Enzo De Caro con Flavia Vento (2003), Ascanio Pacelli e la moglie Katia Pacelli (2007), Roberto Ciufoli (2008). La pesante corazza del Colonna è stata del resto dipinta dal maestro Umberto Mastroianni.
La sfilata dei carri allegorici[modifica | modifica wikitesto]
Carro alla Festa del 1987
Durante tutto il periodo delle Sagre fasciste i carri seguivano e sviluppavano un tema unico, magari biblico -l'amore di Noè per il vino (1925), Mosè tocca la roccia ed esce vino (1926)- o storico. In seguito, compatibilmente con le disponibilità economiche, vennero realizzati pure carri imponenti, ma l'iniziativa andò scemando via via nel corso degli anni. Oggi non restano che pochi carri, organizzati dalla Cantina Sociale Gotto d'Oro o dall'Oratorio Parrocchiale San Barnaba, seguiti dai pochissimi carretti a vino rimasti in efficienza.
Assieme ai carri allegorici, sfilano anche le bande musicali cittadine o castellane: il Concerto Filarmonico "Enrico Ugolini", la Società di Divertimento "Volemose Bene" e la Banda Musicale "Ferentum", uniche rimaste delle molte società di divertimento che una volta si adoperavano durante la Sagra.
Il "miracolo delle fontane che danno vino"[modifica | modifica wikitesto]
| « Le fontane marinesi, in questa occasione, sono inesauribili, perché collegate segretamente ad una cantina misteriosa, una specie di sorgente vinicola, di cui solo il podestà conosce l'ubicazione. » |
| (Il Lavoro Fascista, lunedì 5 ottobre 1930.) |
Proceduralmente il "miracolo" è molto semplice: nelle condutture delle fontane cittadine vienne fatto scorrere vino mentre l'erogazione di acqua è sospesa. La fontana-simbolo del miracolo è quella dei Quattro Mori (propriamente denominata "degli Schiavi"), edificata nel 1636 su progetto di Pompeo Castiglia per volere del principe Filippo I Colonna che voleva commemorare la vittoria sui Turchi ottenuta dal suo avo Marcantonio II Colonna: infatti nella fontana compaiono otto turchi o mori, uomini e donne, denudati e incatenati ad una colonna di marmo, simbolo araldico della famiglia Colonna.
Tuttavia, per motivi di ordine pubblico fin dalla prima edizione dell'evento la distribuzione avviene in più fontane: tra le più importanti la fontana del Tritone in piazza San Barnaba, eretta nel 1889 su disegno di Michele Tripisciano; il Fontanile Comunale, eretto alla fine dell'Ottocento lungo la via Castrimeniense, e la moderna fontana realizzata per i mondiali del 1990 lungo il muro di cinta del parco di Villa Desideri in corso Vittoria Colonna. Talvolta vengono montate delle fontane posticce nelle strade: l'ultima volta accadde nel 2004, quando una serie di "beverini"[70] posticci furono collocati lungo corso Trieste.
Prevedibilmente può accadere che vi siano persone alticce a causa di eccessi alcolici, ed in passato si sono verificati talora incidenti,[71] mai però di gravità tale da oscurare completamente la festa. Per questo negli ultimi anni viene predisposto un importante schieramento di forze dell'ordine e di addetti alla sicurezza, e l'organizzazione tende ad evitare la possibilità che la festa degeneri.
La "vendemmiata"[modifica | modifica wikitesto]
La "vendemmiata" è una tradizione ormai caduta praticamente in disuso alla Sagra dell'Uva: fin dagli anni venti dai balconi di Corso Trieste venivano calati dei fili a cui erano legati grappoli d'uva, che la folla doveva raccogliere, "vendemmiare", appunto. In seguito, vennero elaborate altre varianti della "vendemmiata": la raccolta dei grappoli d'uva dai balconi o dalle finestre più basse; per finalità organizzative oggi si preferisce distribuire l'uva dai punti di distribuzione del vino.Lunedì della Sagretta[modifica | modifica wikitesto]
Il giorno seguente alla domenica della Sagra vera e propria, è invalsa l'usanza, a partire dal secondo dopoguerra, di replicare il programma della festa profana per un pubblico in genere più ristretto. Non vengono svolte ovviamente la processione e la supplica alla Madonna di Pompei, ma solo il corteo storico, però senza la partecipazione dei personaggi famosi o dei gruppi forestieri, la sfilata dei carri allegorici e il "miracolo delle fontane che danno vino".Questa replica della Sagra in versione più dimessa e "familiare" prende nome di "Sagretta", o "Sagra dei marinesi", ed è ormai un appuntamento fisso nel programma di ogni edizione.
La sera del lunedì si svolge un concerto di chiusura, generalmente in piazza San Barnaba, ed a conclusione della festa vengono sparati fuochi d'artificio dallo stadio comunale Domenico Fiore.
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